MANCINI: LA COOPERAZIONE RIPORTA L'ECONOMIA AL SERVIZIO DELL'UMANITA'
Settore: LEGACOOP MARCHE
"L'energia della cooperazione è capace di trasformare la realtà. Il modello cooperativo, rispetto a quello della pura competizione economica, di tutti contro tutti, distruttivo per la società, ha grande futuro perché riporta l'economia al servizio dell'umanità". Il professor Roberto Mancini, ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Macerata, ha tracciato così, alla Biennale dell'economia cooperativa, la sua idea di cooperazione in un'epoca in cui ci può essere "un altro modo di intendere l'economia, al servizio dei bisogni delle persone, di cura della natura, che in qualche maniera interagisce con le persone, ha a che fare con le relazioni, con le comunità e, quindi, si esprime nella cooperazione" che è "una grammatica, una chiave di lettura della trasformazione".
Questo, per Mancini, "non è il momento di abbassare la testa o di addormentarsi nel conformismo culturale indotto dal liberismo", di non adattarsi alla logica di "un modello finanziarizzato" e distruttivo, con "la precarizzazione, le mille forme di sfruttamento, di parcellizzazione del lavoro", fenomeni "che producono sicuramente più capitali, ma anche più infelicità e miseria, mancanza di progetti di vita, mancanza di stabilità per gli esseri umani". Un tema, questo, che riguarda in particolare i giovani, ha aggiunto Mancini, molti dei quali lavorando "non prendono nulla" ma preferiscono farlo perché è "meglio questo che stare in camera davanti al computer". Questo vuol dire che "li abbiamo portati alla disperazione" con "il clamoroso dato che è la rottura dell'alleanza tra le generazioni per cui i giovani non solo non hanno il futuro, ma non hanno neanche un presente!".
Allora, la cooperazione, per il professor Mancini, in questa situazione può essere "un soggetto trasformativo" che, dal "punto di vista economico è capace, nel proprio specifico, di praticare l’economia restituendo dignità al lavoro, alle lavoratrici e ai lavoratori. E’ capace di interpretare il lavoro come contributo al bene comune e non come introduzione di capitale. Nessuno ce l’ha con il profitto, ma l’equivoco è tutto qui: il profitto è un mezzo che ti consente di stare sul mercato, di vivere come azienda, ma non è il fine. Il vanto dell’economia è di dare un contributo e garantire le basi materiali della società, della sopravvivenza umana. Quello è il fine dell’economia. Il vanto dell’economia dovrebbe essere che nessuno muore di fame, che nessuno muore di freddo, come ancora accade, che nessuno è disperato e il tutto senza aver distrutto la natura. Questa sarebbe un’economia con la E maiuscola, che non è un’economia della crescita elitaria, ma un’economia degli equilibri, un’economia dell’armonia".
In questo orizzonte, ha detto Mancini, "la politica autentica è cura del bene comune altrimenti non c'è la convivenza. Allora, innanzi a tutto, anche delle istituzioni, noi abbiamo una politica “prima”, che è quella dei cittadini organizzati e dei cittadini cooperanti. Il che significa che la cooperazione non è più soltanto un soggetto che ha rapporto con la politica, ma la cooperazione è già politica, proprio nella misura in cui è praticata dai cittadini che, nel fare economia, si ricordano del criterio del bene comune. La cooperazione è già azione politica".
L'economia cooperativa, perciò, ha sottilineato ancora Mancini, "non è una nicchia dell’economia liberista ma ne è un’alternativa progressiva e graduale. A noi è chiesto non di scoraggiarci, di non assimilarci ma, direi, di fare con lucidità la nostra parte. Se sapremo fare la nostra parte, anche in tempi difficili, allora sarà possibile promuovere la nascita di una società decente. Cioè una società in cui nessuno si deve vergognare per quello che non ha, in cui ognuno può essere accolto per quello che è ed esercitare con grande dignità il diritto di contribuire al bene comune insieme agli altri".